In prossimità della sua prima relazione annuale in veste di Governatore, avevamo rivolto al dott. Ignazio Visco alcune domande di grande interesse per tutte le lavoratrici e i lavoratori della Banca d’Italia.
DOMANDA UNO - IL TRAMPOLINO
Dai primi anni ‘90 la carica di governatore e membro del Direttorio si è tramutata in un formidabile trampolino di lancio per alti incarichi: Ministro del Tesoro, Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica, Presidente della BCE. A conferma dell'altissima professionalità di donne e uomini che lavorano in Banca d’Italia.
Eppure, sempre dai primi anni ‘90, il potere di acquisto della retribuzionedi queste stesse donne e uomini che lavorano in Banca è fortemente calato.
Non trova contraddittorio che chi sta in alto voli sempre più in alto, mentre tutti gli altri, che hanno consentito il volo, vengono sempre più schiacciati verso il basso?
Oppure la nostra progressiva ministerializzazione è un prezzo da pagare per ottenere certi incarichi?
DOMANDA DUE - LE SPESE CHE NON SI TAGLIANO
A proposito del controllo sulla gestione delle spese, che fine ha fatto la vendita programmata dei tanti palazzi, sede delle Filiali chiuse?
E inoltre: può farci sapere quanto ha speso la Banca per il progetto di costruzione di 144 alloggi vicino Vermicino, per le licenze edilizie, i progetti, le opere di urbanizzazione e lo spostamento di 500 piante di ulivo - tutto per un progetto che il Direttorio ha deciso sul più bello di abbandonare?
Ancora: Lei è consapevole della quantità di missioni non istituzionali disposte dalla Banca?
E’ anche consapevole che si tratta di una prassi che - ai livelli in cui è arrivata - sovverte in modo non trasparente, non oggettivo, non necessariamente meritocratico le tabelle stipendiali contrattate?
Come mai la tanto sbandierata riorganizzazione dei servizi dell’Amministrazione Centrale, iniziata con il Servizio Studi e l’Area Vigilanza, non ha ancora riguardato lo scandalo dei due Servizi del Personale? Per caso, è una questione di poltrone? Cosa direbbe il Governatore di una banca ispezionata in cui venisse scovata l’esistenza di due Servizi del Personale?
Ritiene opportuno svolgere una riflessione su questi punti?
DOMANDA TRE - CONDIVISIONE O VERTICISMO AUTORITARIO?
La Banca d’Italia è una grande Istituzione. Ma è anche un’azienda, con entrate, uscite, costi, ricavi, personale, investimenti. Pare sia un’azienda sana, visto che evidenzia utili più che milionari.
Lei non ritiene che - oltre ai meriti del Direttorio - sia anche un po’ merito di chi lavora in Banca a tutti i livelli?
Per dire, anche la Volkswagen è un’azienda sana, che fa utili, che ha costi, ricavi, personale e investimenti. E ha anche molto rispetto per chi ci lavora: infatti, al vertice del gruppo, i sindacati nominano la metà del Consiglio di Sorveglianza, l’organo di controllo sulla gestione. E’ un modello diverso: “condivisione” invece di “verticismo autoritario”. Lei ci dirà: ma la Volkswagen è tedesca, e soprattutto è un'industria! Ma le diremmo che anche alla Banque de Franceun rappresentante del personale partecipa alle riunioni del Direttorio e ha diritto di interlocuzione. Non crede che sia giusto che anche i lavoratori della Banca d’Italia abbiano voce in capitolo sul controllo della gestione?
DOMANDA QUATTRO - APPALTI E DISSERVIZI
Da tempo, i servizi che la Banca ha acquisito attraverso appalti esterni evidenziano un funzionamento ampiamente deficitario. Pensiamo alla copertura sanitaria, ai ritardi cronici per i rimborsi della Caspie. Pensiamo agli appalti mensa, in cui vince solo chi chiede meno soldi alla Banca, poi i problemi alimentari li subiscono i dipendenti. Pensiamo agli appalti per le pulizie.
Quali le cause? La prima, che gli appalti vengono strutturati in modo da comportare il minore esborso possibile per la Banca, senza troppo badare alla qualità, il che è già abbastanza sgradevole, non trova?
La seconda causa è che, una volta assegnato l’appalto, i controlli su come il servizio viene gestito sono a dir poco “superficiali”.
Che iniziative intende prendere il Direttorio per rimuovere le cause di questi disservizi?
DOMANDA CINQUE - LE PENSIONI DELLA PERFIDA ALBIONE
Come Lei ben sa, i colleghi più giovani si sentono fortemente penalizzati rispetto ai colleghi per tanti motivi, in primis per la forte distanza della pensione prevista rispetto a quella degli “ante ‘93”. Un fatto di equità, per valutare la quale sarebbe utile cominciare col fare trasparenza sul complessivo trattamento previdenziale assicurato ai membri del Direttorio.
Detto questo, l’Amministrazione giustifica i danni previdenziali sui giovani dicendo “le leggi non le possiamo cambiare”. Vero, ma nemmeno ci si può inventare che nelle leggi ci sia scritto quel che non c’è scritto.
Ad esempio, non c’è scritto in nessuna legge che i giovani debbano rimanere con una pensione pari a metà dello stipendio. Lei dirà: già facciamo tanto, tra i contributi cui siamo obbligati per legge e quelli contrattati per il fondo! Sarà pure così, ma poi ci è capitato di leggere un articolo di una rivista straniera che racconta di una Banca Centrale dove il contributo per la pensione dei dipendenti è pari al 56% della retribuzione stessa. La rivista è l’Economist, e la Banca Centrale non è quella di Timbuctu, o delle Filippine. E’ la Bank of England. Non sarà che siamo troppo parsimoniosi rispetto ai nostri colleghi inglesi? E perché?
DOMANDA SEI - I RAPPORTI CON LE BANCHE
E’ dai tempi di Tangentopoli che la Banca d'Italia non si accorge del fiume delle tangenti e di traffici illeciti di denaro che passano attraverso le banche. Al di là di sofisticati modelli matematici, come pensa di rendere più efficaci - anche su tali versanti “criminali” - le ispezioni e i controlli di vigilanza delle Banche?
Come mai, a parte la conclamata e meritoria azione della UIF, la Banca d’Italia dà spesso l’impressione di essere “distratta” nelle vicende che coinvolgono il settore bancario?
E a proposito di rapporti con il sistema bancario, perché non si interviene con decisione affinché le banche tornino a fare le banche e ad erogare soldi a imprese e famiglie, per superare il grave momento di crisi?
DOMANDA SETTE - PROMUOVIAMO L'EQUITA'
Non Le sfuggirà quanto spesso si sente parlare di equità e di trasparenza... Ci può allora spiegare, gentilmente, a quale concetto di equità si ascrive il fatto di promuovere ogni anno il 20% dei dirigenti, contro il 4% dei funzionari, il 5% dei coadiutori e l’1,9% degli assistenti? Lei ritiene che ci siano lavoratori di serie A e di serie B?
Oppure ci spiega cosa intende fare per porre fine, in Banca d’Italia, a un’iniquità assurda che alimenta la demotivazione proprio fra i più meritevoli e chi la carriera non l’ha fatta, o perché entrato da poco in banca, o perché costretto a rinunciare dai colli di bottiglia, che sono sempre più simili ai nodi scorsoi?
DOMANDA OTTO - IL PERSONALE A CONTRATTO
A proposito di dipendenti di Serie A e di Serie B: ma sa che abbiamo scoperto l’esistenza anche di lavoratori di Serie C?
Cosa aspetta la Banca d’Italia a regolarizzare, immettendoli a ruolo, i numerosi contrattisti che svolgono stabilmente anche funzioni obbligatorie per legge, e ai quali la Banca riserva un trattamento inadeguato rispetto al lavoro svolto?
DOMANDA NOVE - IL BLOCCO TRIENNALE O QUARANTENNALE?
E’ consapevole che il blocco stipendiale del triennio 2011-2013 - che come noto nessuna legge imponeva alla Banca d’Italia - grava in modo molto pesante su tutti i colleghi, ma in modo abnorme sui colleghi più giovani, su chi ha davanti 20, 30 o 40 anni di lavoro?
E’ consapevole che senza misure compensative questo equivale a sottrarre - nell’arco della vita lavorativa - intere annualità di stipendio?
E’ giusto secondo lei che la manovra finanziaria gravi in modo discriminatorio fra le generazioni? E’ giusto secondo lei che qualcuno qui dentro lavori 40 anni e se ne veda pagati 33?
DOMANDA DIECI - MA CHE VOLETE FARE, DAVVERO?
A dar credito alle parole, la Banca d’Italia ritiene che la Riforma delle Carriere sia necessaria da più di un decennio, o quantomeno da quando l’ha scritto lei stessa, nero su bianco, il 26 giugno 2008.
L’orario di lavoro in Banca d’Italia presenta rigidità che non si trovano nemmeno nella Pubblica Amministrazione e che rendono davvero difficile conciliare le esigenze di vita e di lavoro dei colleghi.
Insomma, di cose da fare ce ne sarebbero a iosa.
Ma il Direttorio ha interesse a negoziare con i Sindacati, ha interesse a migliorare le condizioni e l’organizzazione del lavoro?
In caso affermativo, perché nel frattempo i Segretari generali incaricati per le trattative si susseguono uno dopo l’altro a distanza di pochi mesi, così che la tela di Penelope vada ogni volta tessuta di nuovo?
Roma, 29 maggio 2012
LA SEGRETERIA NAZIONALE