RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UNA LETTERA-APPELLO FIRMATA DA ALCUNI SOCI DELLA CASSA, DOPO I NOSTRI INTERVENTI RELATIVI ALLA MODIFICA DELLO STATUTO DELLA CSR, CHE SOTTRAE AI SOCI IL POTERE DI SCEGLIERE LE PERSONE CHIAMATE A GESTIRE LA CASSA MEDESIMA
Per il codice civile italiano, una società cooperativa è costituita per gestire in comune un'impresa che si prefigge lo scopo di fornire innanzitutto agli stessi soci quei beni o servizi per il conseguimento dei quali si dà vita alla cooperativa. Alla base della cooperativa c'è dunque la comune volontà dei suoi membri di tutelare i propri interessi ottenendo prestazioni a costi inferiori a quelli di mercato e comunque in maniera soddisfacente.
Quello che sembrerebbe il prologo di una lezione di diritto commerciale in realtà è il richiamo a quelle che sono le ragioni alla base della costituzione della CSR.
Per il codice civile italiano, una società cooperativa è costituita per gestire in comune un'impresa che si prefigge lo scopo di fornire innanzitutto agli stessi soci quei beni o servizi per il conseguimento dei quali si dà vita alla cooperativa. Alla base della cooperativa c'è dunque la comune volontà dei suoi membri di tutelare i propri interessi ottenendo prestazioni a costi inferiori a quelli di mercato e comunque in maniera soddisfacente.
Quello che sembrerebbe il prologo di una lezione di diritto commerciale in realtà è il richiamo a quelle che sono le ragioni alla base della costituzione della CSR.
Pur tuttavia tante circostanze inducono a ritenere che questo scopo mutualistico è stato da taluni smarrito; soprattutto sembrerebbero averlo smarrito gli amministratori, cioè i soggetti cui i soci con il loro voto hanno affidato l'incarico di realizzare al meglio i loro interessi.
Ci permettiamo di dire ciò per due ordini di ragioni: la prima legata alla tipologia e qualità dei servizi forniti ai soci, la seconda afferente il modo con cui l'organo amministrativo svolge le sue funzioni.
La CSR è una banca abilitata da un punto di vista legale alla prestazione di tutti i tipi di servizi bancari ai suoi clienti, specialmente se soci; nonostante questa preliminare costatazione si rileva che ad oggi la stessa non offre:
- mutuo a tasso fisso per acquisto immobile a condizioni coerenti con la sua finalità mutualistica;
- polizze assicurative caso morte che ben potrebbero essere utilizzate da coloro che contraggono prestiti con la CSR per coprire il debito residuo in caso di prematura dipartita (la polizza che la Banca d'Italia offre al personale copre al massimo 3 annualità di stipendio e per i più giovani non consente quindi di coprire il debito di un mutuo contratto per l'acquisto della casa);
- assicurazioni responsabilità civile auto a condizioni realmente vantaggiose;
- possibilità di acquistare fondi comuni di investimento a condizioni vantaggiose avvalendosi di piattaforme online, come quelle offerte da Fundstore e Fondionline per citarne solo alcune;
- certificati di deposito e/o obbligazioni con cui consentire ai clienti di investire capitali a medio termine e al contempo alla CSR di meglio gestire il rischio di tasso di interesse cui è esposta in ragione della sua struttura di bilancio;
- carte prepagate che i genitori possono ad esempio dare in uso ai figli, specie se minorenni, con una relativa tranquillità.
Quelli citati sono ordinari servizi/prodotti che le banche offrono ai clienti, lo fanno anche banche di minime dimensioni; eppure la CSR no !
Tutto ciò nonostante annoveri un consiglio di amministrazione di ben 11 membri, costantemente impegnati in attività “dialettica” tra loro.
Ci permettiamo di dire ciò per due ordini di ragioni: la prima legata alla tipologia e qualità dei servizi forniti ai soci, la seconda afferente il modo con cui l'organo amministrativo svolge le sue funzioni.
La CSR è una banca abilitata da un punto di vista legale alla prestazione di tutti i tipi di servizi bancari ai suoi clienti, specialmente se soci; nonostante questa preliminare costatazione si rileva che ad oggi la stessa non offre:
- mutuo a tasso fisso per acquisto immobile a condizioni coerenti con la sua finalità mutualistica;
- polizze assicurative caso morte che ben potrebbero essere utilizzate da coloro che contraggono prestiti con la CSR per coprire il debito residuo in caso di prematura dipartita (la polizza che la Banca d'Italia offre al personale copre al massimo 3 annualità di stipendio e per i più giovani non consente quindi di coprire il debito di un mutuo contratto per l'acquisto della casa);
- assicurazioni responsabilità civile auto a condizioni realmente vantaggiose;
- possibilità di acquistare fondi comuni di investimento a condizioni vantaggiose avvalendosi di piattaforme online, come quelle offerte da Fundstore e Fondionline per citarne solo alcune;
- certificati di deposito e/o obbligazioni con cui consentire ai clienti di investire capitali a medio termine e al contempo alla CSR di meglio gestire il rischio di tasso di interesse cui è esposta in ragione della sua struttura di bilancio;
- carte prepagate che i genitori possono ad esempio dare in uso ai figli, specie se minorenni, con una relativa tranquillità.
Quelli citati sono ordinari servizi/prodotti che le banche offrono ai clienti, lo fanno anche banche di minime dimensioni; eppure la CSR no !
Tutto ciò nonostante annoveri un consiglio di amministrazione di ben 11 membri, costantemente impegnati in attività “dialettica” tra loro.
La recente ispezione di vigilanza ha rilevato proprio questa "paralisi" dell'attività del CdA e, cosa assai singolare, la cura proposta è stata quella di togliere ai soci il controllo sul potere di nomina di chi gestisce la banca.
Come se l'inoperatività del CdA fosse responsabilità dei soci e non di chi attualmente amministra la CSR!
Certo situazioni di stasi operativa potrebbero ben presentarsi anche con un CdA costituito da altri elementi, ma crediamo che il problema della NOSTRA cooperativa non possa essere risolto con il sistema duale e con la designazione degli amministratori non da parte degli unici proprietari di CSR (tutti noi!) bensì – di fatto – da parte dei vertici di Banca d'Italia.
Riteniamo che la soluzione passi attraverso il conferimento di deleghe da parte del CdA a specifichi soggetti così come avviene nella quasi totalità delle banche italiane che, fortunatamente per il nostro Paese, operano con relativa regolarità e successo.
Proponiamo che non si proceda ad alcuna modifica statutaria circa il sistema di governo societario, ma che il CdA conferisca ad un amministratore specifici poteri per l'ordinaria attività aziendale e che lo stesso agisca in modo coordinato con il direttore generale. Il consiglio di amministrazione, come previsto dalla legge, vigilerà sull'esercizio della delega da parte dell'amministratore e fornirà indicazioni, suggerirà correzioni di rotta, revocherà la delega ove mal gestita.
Così facendo l'amministrazione della CSR resterebbe nelle mani di persone scelte dai soci e a cui essi devono rispondere. Ben si potrebbe imporre per l'amministratore delegato la presenza di requisiti di professionalità rafforzati, ma non certo definiti in modo tale da poter dire a priori quali sono il suo nome e cognome.
L'adozione del sistema duale e la fissazione dei requisiti di professionalità "particolari" – non previste neppure per gruppi bancari di particolare rilevanza sistemica – si tradurrebbe in una cessione di sovranità equivalente alla soggezione della CSR al Direttorio & Co.
Al fine di riportare “sulla retta via” gli attuali amministratori vi chiediamo di appoggiare questa petizione con cui li invitiamo ad adottare interventi come quelli sopra descritti.
Certo situazioni di stasi operativa potrebbero ben presentarsi anche con un CdA costituito da altri elementi, ma crediamo che il problema della NOSTRA cooperativa non possa essere risolto con il sistema duale e con la designazione degli amministratori non da parte degli unici proprietari di CSR (tutti noi!) bensì – di fatto – da parte dei vertici di Banca d'Italia.
Riteniamo che la soluzione passi attraverso il conferimento di deleghe da parte del CdA a specifichi soggetti così come avviene nella quasi totalità delle banche italiane che, fortunatamente per il nostro Paese, operano con relativa regolarità e successo.
Proponiamo che non si proceda ad alcuna modifica statutaria circa il sistema di governo societario, ma che il CdA conferisca ad un amministratore specifici poteri per l'ordinaria attività aziendale e che lo stesso agisca in modo coordinato con il direttore generale. Il consiglio di amministrazione, come previsto dalla legge, vigilerà sull'esercizio della delega da parte dell'amministratore e fornirà indicazioni, suggerirà correzioni di rotta, revocherà la delega ove mal gestita.
Così facendo l'amministrazione della CSR resterebbe nelle mani di persone scelte dai soci e a cui essi devono rispondere. Ben si potrebbe imporre per l'amministratore delegato la presenza di requisiti di professionalità rafforzati, ma non certo definiti in modo tale da poter dire a priori quali sono il suo nome e cognome.
L'adozione del sistema duale e la fissazione dei requisiti di professionalità "particolari" – non previste neppure per gruppi bancari di particolare rilevanza sistemica – si tradurrebbe in una cessione di sovranità equivalente alla soggezione della CSR al Direttorio & Co.
Al fine di riportare “sulla retta via” gli attuali amministratori vi chiediamo di appoggiare questa petizione con cui li invitiamo ad adottare interventi come quelli sopra descritti.
E anche ad approvare sollecitamente TUTTI i provvedimenti che avevano promesso a noi soci 18 mesi fa, per carpire il nostro voto alle elezioni.
Lettera firmata
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