E’ convinzione ormai diffusa che, dall’attuale crisi, le società evolute non soltanto usciranno più povere , ma vedranno anche cambiati molti dei paradigmi della vita contemporanea.
Nel sistema globalizzato, multimediale, sempre connesso (always on) in cui siamo immersi, ci illudiamo di conoscere tutto, persino in tempo reale, o quasi. Strano che nessuno si sia mai accorto del male oscuro che progressivamente colpiva il sistema economico mondiale.
Nemmeno le celebri (o meglio: celebrate) istituzioni finanziarie, la Fed, la Bce, o il potentissimo e onnisciente Fondo Monetario Internazionale, sono state in grado di prevedere e prevenire alcunché. A tutt’oggi, non siamo in grado di conoscere la vastità e la profondità di questa malattia planetaria, figlia dell’ultima illusione finanziaria.
In questo quadro, un elemento su cui poco ci si sofferma - e anzi, i giornali di sistema cercano di tenere nascosto - è la perdita di significatività e credibilità dei cosiddetti “economisti”. Sempre più stordita da sofisticate quanto inutili stilizzazioni della realtà, da modelli infarciti di indecifrabili formule matematiche, molto spesso fini solo a se stesse e alla bramosia di successo del suo autore, la scienza economica sembra aver perso la finalità per cui è nata: “il governo della casa”.
Appassionati nella ricerca di un diverso codice di lettura della realtà, due nostri validi colleghi hanno partecipato al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, che si tiene annualmente a Verona e a cui abbiamo dedicato anche l’anno scorso la nostra attenzione in occasione della sua prima edizione.
Una Chiesa “scabrosa”, “fuori dal tempo”, con mille ombre sulla gestione delle sue stesse finanze, incoerente in molti dei suoi esponenti e semplici fedeli, certo. Ma anche una comunità che trova la forza, e forse l’impudenza, di proporre criteri di giudizio alternativi a quelli dell’attuale “pensiero unico”, fino a costituire una delle autorevoli “voci fuori dal coro” (sicuramente non l’unica), rispetto agli “insegnamenti” del mainstream dominante.
Il rapporto fra economia, etica, cittadini e centri di potere è lo snodo cruciale per comprendere il mondo moderno e quello futuro. Su tali questioni il SIBC intende tornare più compiutamente anche nei prossimi mesi.
Invitiamo pertanto tutti coloro che parteciperanno ad eventi di approfondimento e di analisi attinenti al citato rapporto - di qualunque orientamento politico e sociale - a farci conoscere le proprie riflessioni, come hanno fatto i colleghi con gli scritti di seguito pubblicati.