martedì 16 ottobre 2012

Chiesa scandalosa?


E’ convinzione ormai diffusa che, dall’attuale crisi, le società evolute non soltanto usciranno più povere , ma vedranno anche cambiati molti dei paradigmi della vita contemporanea.
Nel sistema globalizzato, multimediale, sempre connesso (always on) in cui siamo immersi, ci illudiamo di conoscere tutto, persino in tempo reale, o quasi. Strano che nessuno si sia mai accorto del male oscuro che progressivamente colpiva il sistema economico mondiale.
Nemmeno le celebri (o meglio: celebrate) istituzioni finanziarie, la Fed, la Bce, o il potentissimo e onnisciente Fondo Monetario Internazionale, sono state in grado di prevedere e prevenire alcunché. A tutt’oggi, non siamo in grado di conoscere la vastità e la profondità di questa malattia planetaria, figlia dell’ultima illusione finanziaria.

In questo quadro, un elemento su cui poco ci si sofferma - e anzi, i giornali di sistema cercano di tenere nascosto - è la perdita di significatività e credibilità dei cosiddetti “economisti”. Sempre più stordita da sofisticate quanto inutili stilizzazioni della realtà, da modelli infarciti di indecifrabili formule matematiche, molto spesso fini solo a se stesse e alla bramosia di successo del suo autore, la scienza economica sembra aver perso la finalità per cui è nata: “il governo della casa”.

Appassionati nella ricerca di un diverso codice di lettura della realtà, due nostri validi colleghi hanno partecipato al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, che si tiene annualmente a Verona e a cui abbiamo dedicato anche l’anno scorso la nostra attenzione in occasione della sua prima edizione.

Una Chiesa “scabrosa”, “fuori dal tempo”, con mille ombre sulla gestione delle sue stesse finanze, incoerente in molti dei suoi esponenti  e semplici fedeli, certo. Ma anche una comunità che trova la forza, e forse l’impudenza, di proporre criteri di giudizio alternativi a quelli dell’attuale “pensiero unico”, fino a costituire una delle autorevoli “voci fuori dal coro” (sicuramente non l’unica), rispetto agli “insegnamenti” del mainstream dominante.

Il rapporto fra economia, etica, cittadini e centri di potere è lo snodo cruciale per comprendere il mondo moderno e quello futuro. Su tali questioni il SIBC  intende tornare più compiutamente anche nei prossimi mesi.
Invitiamo pertanto tutti coloro che parteciperanno ad eventi di approfondimento e di analisi attinenti al citato rapporto - di qualunque orientamento politico e sociale - a farci conoscere le proprie riflessioni, come hanno fatto i colleghi con gli scritti di seguito pubblicati.

2° Festival della DSC – La Crisi: significati e riferimenti. La necessità di un pensiero critico.



Tra il  14 e il 16 settembre 2012 si è svolto a Verona il secondo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa. Anche quest’anno le tematiche più dibattute hanno riguardato l’attuale situazione economica e sociale, in relazione a cui però è emerso qualcosa di diverso, in termini di analisi e di proposta, rispetto a quanto ci sentiamo dire tutti i giorni dagli addetti ai lavori e dai mass-media:l’impossibilità di condividere un sistema economico, sociale e civile profondamente ingiusto.

La convinzione di fondo è che “fare di più” non ci ha fatto, non ci sta facendo e non ci farà uscire dalla crisi: occorre innanzitutto un nuovo modo di vedere le cose. Il “pensiero diverso” si concretizza nel riaffermare che il sistema economico è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dell’economia, che lo sviluppo deve essere a misura d’uomo, ridurre le disuguaglianze e non servire a interessi personali o di gruppo. L’idea che la persona possa agire senza fondamenti etici, può far pensare che sia conveniente per poter ottenere vantaggi personali, ma in ultima analisi non può garantire la felicità e l’armonia con ciò che circonda l’uomo. Solo attraverso il riconoscimento della dimensione metafisica e di quella relazionale e solo attraverso l’accettazione della centralità della dignità di ogni essere umano si può raggiungere l’obiettivo di rendere più bello il vivere, il lavorare e in ultima analisi lo stare insieme. Oltre al “come” bisogna quindi poter affrontare il “perché” delle cose, oltre alla dimensione “presente” bisogna poter pensare a quella “futura”, oltre alla “centralità dello spead” bisogna porre attenzione alla “centralità dell’uomo”. Una prospettiva questa che guarda lontano, considerando la generazione presente ma anche quella futura, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, ponendo al centro di tutto la persona non come pura astrazione, ma nelle sue relazioni concrete ad iniziare da quella con la famiglia. Non ci si può illudere pensando ad un cambiamento solo di facciata che, alla fine, comporti solo una serie di piccoli aggiustamenti tecnici o mutamenti a livello di sottili tattiche finanziarie o economiche: la disillusione sarebbe oltremodo cocente.

Di particolare interesse è stata la relazione del Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia, che nel suo intervento ha cercato di rispondere ad una domanda fondamentale: come mai nessun economista -nobel, accademico o semplice ricercatore- si è reso conto che stava arrivando questa crisi spaventosa? Oggi la teoria economica si accredita come sapere scientifico e, seppur su basi probabilistiche, rivendica la capacità di fornire analisi previsionali corrette; eppure tali analisi, prima e durante questa crisi, nonostante le aspettative, non si sono mostrate affidabili come si pensava potessero essere. Come mai? La risposta è stata chiara e impietosa. Gli “economisti” hanno da tempo assunto un comportamento “remissivo” (“adattivo”) nei confronti dell’opinione “dominante” (“forte”) tra “gli addetti ai lavori” (di chi “detiene le chiavi …”): un eccesso di “confidenza” e “ottimismo di maniera” (di “feelgood factor”). Ci si trova di fronte a una generalizzata volontà di “non esporsi” e si continua a ragionare e a prendere decisioni basandosi su “modelli” che di fatto riproducono stereotipi e preconcetti, contribuendo così a realizzare un comportamento socialmente poco razionale perché non indirizzato alla comprensione della realtà e quindi alla realizzazione del suo bene. Si è in definitiva consentito l’affermarsi di un “pensiero dominante” così che quanti avevano “opinioni divergenti” non hanno potuto o non hanno avuto la forza di esprimere il loro “dissenso”. Quanti avrebbero dovuto avere conoscenze e competenze per comprendere ciò che stava succedendo hanno al contrario mostrato di possedere un eccessivo “conformismo”, una sorta di “pensiero gregario”, e non hanno saputo in alcun modo delineare l’ampiezza e la tempistica del fenomeno, dimostrando incapacità di oltrepassare modelli assunti “acriticamente”, con una “sottovalutazione” imperdonabile della realtà.

Inquietante risuona il monito che lo scrittore russo Aleksander Isaevic Solzenicyn, tra i più noti rappresentanti dell’opposizione al regime sovietico, espresse nel giugno del 1978 in una conferenza all’Università di Harvard. “In Occidente anche senza bisogno della censura, viene operata una puntigliosa selezione che separa le idee alla moda da quelle che non lo sono, e benché queste ultime non vengano colpite da alcun esplicito divieto, non hanno la possibilità di esprimersi veramente né nella stampa periodica, né in un libro, né da alcuna cattedra universitaria. Lo spirito dei vostri ricercatori è si libero, giuridicamente, ma in realtà impedito dagli idoli del pensiero alla moda. Senza che ci sia come all’Est, un’aperta violenza, quella selezione operata dalla moda, questa necessità di conformare ogni cosa a dei modelli standardizzati, impediscono ai pensatori più originali e indipendenti di apportare il loro contributo alla vita pubblica e determinano il manifestarsi di un pericoloso spirito gregario che è di ostacolo a qualsiasi sviluppo degno di questo nome ”.
di Michele Rizzolli

Giuseppe Toniolo, un economista diverso


Lo scorso 29 aprile, presso la Basilica di San Paolo fuori le mura, è stato beatificato Giuseppe Toniolo, uno fra i più grandi sociologi ed economisti cattolici italiani, vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo. La figura di Toniolo si presenta oggi attualissima per il suo impegno culturale e sociale, ma soprattutto per la capacità di lettura critica della società e dell’economia, eterodossa rispetto alle correnti accademiche del suo (e del nostro) tempo. La sua fu una vita controcorrente, che incarnò un modello di cristianesimo vissuto in famiglia, nel lavoro, nella società: egli non considerò la propria religione come una scelta separata dalla vita, ma la pose invece come fondamento del suo vivere quotidiano, sia come sposo fedele e padre di sette figli, sia nel suo percorso di formazione e di impegno nell’approfondimento dei problemi del suo tempo, sempre letti alla luce del messaggio sociale cristiano.

Quanto all’interpretazione della scienza economica, per lo studioso trevigiano il nesso tra etica ed economia è fondamentale, e deriva dalla sua visione unitaria dell’uomo, tipicamente cristiana, che rifiuta il dualismo metodologico tipico dell’impostazione odierna delle scienze sociali. I due aspetti etico ed economico non possono essere disgiunti, nel senso che la componente economica si spiega alla luce di quella etica (e antropologica): la persona nella sua completezza e complessità è ritenuta il centro del sistema economico (e politico), e non può essere subordinata alle logiche del profitto e della mera prestazione economica. Tutto l’agire umano, e dunque anche quello economico, è essenziale al vivere umano, poiché tutte le azioni dell’uomo si rapportano al bene e al male, e si confrontano quindi con la dignità della persona. Riprendendo i classici dell’economia (in particolare Smith e Ricardo) e criticando gli autori suoi contemporanei, Toniolo respinse l’idea positivista che l’interesse individuale sia l’unico motore delle opere umane, insistendo sulla presenza dei cosiddetti corpi intermedi e sull’influenza dello spirito religioso nella società. Le basi del pensiero dello studioso sono quindi la centralità della persona nel mondo del lavoro, l'insopprimibile fondamento etico dell'economia, la rilevanza antropologica della questione sociale, e l'importanza del Vangelo nella costruzione della società.

Toniolo è da considerarsi quindi un pensatore importante ed attuale, in quanto offre all’economia un indirizzo metodologico più adeguato rispetto all’approccio odierno. Se oggi la scienza triste è una disciplina che si basa sull’individualismo metodologico, e altro non è che una complessa procedura di massimizzazione dell’utilità degli agenti economici vincolata nello spazio e nel tempo, che perde il contatto con la realtà e la concretezza del mondo economico, occorre invece ritornare alle sue origini etimologiche, di governo della casa: la crisi ha manifestato enormemente come ci sia stata un’incapacità totale di governare la casa comune, separando l’aspetto etico da quello economico, vedendo prevalere la voracità e l’apparenzadel breve termine, piuttosto che le costruzioni solide di lungo periodo, la famiglia, la professione, l’economia reale, la società, cioè tutti quei progetti di vita che richiedono responsabilità e dedizione continua.
di Marco Piazza

martedì 9 ottobre 2012

Ciclo di fregatura


Stupisce lo stuporedi chi, avendo contrattato con la Banca l’accordo “A”, scopre che viene applicato “B”. Specie sulle questioni degli appalti esterni, questa è una regola in vigore negli ultimi anni senza quasi eccezioni. Basti pensare agli appalti mensa, dove la società aggiudicataria dell’appalto ha potuto comodamente bypassare a proprio vantaggio le previsioni contrattuali, nel silenzio compiacente e pluriennale dell’Amministrazione e di alcune sedicenti “Commissioni mensa”. Basti pensare agli appalti sui servizi di pulizia, che salvo rari casi appaiono tali solo da un punto di vista nominalistico.
Ora, la polizza sanitaria.
Uno dei maggiori vantaggi delle condizioni contrattate fra sindacati e Banca era
il ritorno del ciclo di cura, ossia del diritto di pagare una sola volta la franchigia per prestazioni collegate e connesse a un’unica patologia.
Tale diritto appare gravemente leso in quanto, come segnalato da diversi colleghi (e, con loro, persino da alcune sigle sindacali solitamente silenti) la Previgen applicherebbe la franchigiapiù volte, fatto che il call centermotiva in modi assai pretestuosi: “i cicli di cura coinvolgono prestazioni differenziate” (ossia prestazioni di alta diagnostica e specialistiche: ma l’assicurato e la patologia sono sempre gli stessi!), ovvero “la mancata previsione iniziale dell’intero iter di specialisti necessari ad affrontare la patologia diagnosticata” (urge palla di vetro per i medici di base!).
Va però chiarito un punto fondamentale. La nostra controparte non è la Previgen.
La nostra controparte è l’Amministrazione.
E’ l’Amministrazione che ha contrattato con le Organizzazioni sindacali certe condizioni.
E’ l’Amministrazione che ha poi definito le condizioni contrattuali con la Previgen, in modo da recepire quanto concordato con i sindacati.
E’ l’Amministrazione che sottrae dalle buste paga dei colleghi i soldi dell’opzione Plus, che è stata scelta da molti, principalmente, proprio per contenere i costi delle prestazioni specialistiche plurime per singole patologie.
E’ l’Amministrazione a dover svolgere il necessario ruolo di controllo del rispetto delle condizioni suindicate.
Al contrario, l’Amministrazione - che da un lato si segnala per atteggiamenti che rasentano l’ostilità nei confronti di colleghi in servizio e in quiescenza che hanno avuto difficoltà di varia natura nella adesione alla nuova polizza - dall’altro lato si mostra molto timida e compìta rispetto a Previgen (ossia a Generali, ndr), a fronte di un’applicazione della polizza che, se confermata, risulterebbe in piena violazione degli accordi Banca-Sindacati del luglio 2011.

Pertanto,
il Sindacato Indipendentechiede che l’Amministrazione faccia chiarezza sulla questione, sia con i colleghi che con la società vincitrice dell’appalto, specificando che il “ciclo di cura” per una singola patologia è sottoposto a una e una sola franchigia, e che ogni diversa interpretazione da parte della società Previgen verrebbe impugnata dalla Banca d’Italia come violazione contrattuale.
Tutti i colleghi hanno diritto a un celere e definitivo riscontro.

Benvenuti nel Mondo Nuovo


Il recente incontro del 2 ottobre 2012 tra la Banca e le Organizzazioni Sindacali sul “2° livello di contrattazione” e la “riforma degli inquadramenti”, così come gli incontri sui temi dell’orario di lavoro, hanno confermato, qualora ce ne fosse bisogno, il disegno oramai prospettato dai vertici dell’Istituto.
Ad esempio, di fronte alle richieste sindacali di rinnovamento, libertà, concretezza, la Banca ripropone idee stantìe, imperniate su un sistema valutativo che diventerebbe il centro di tutto il mondo lavorativo in Banca d’Italia.
Sostituzione dello scatto di anzianità con importi variabili nel tempo connessi alla valutazione, ulteriore finanziamento della parte “meritocratica” attraverso la riduzione delle missioni per formazione, introduzione di un “salario aggiuntivo di posizione”legato a incarichi di responsabilità, sono alcune delle proposte che la Banca vorrebbe che facessimo proprie, nel contesto di una più ampia riforma degli inquadramenti del personale dell’Istituto.
Per non parlare, infine, dei colleghi Coadiutori che, di fatto, verrebbero inquadrati in Coadiutori di serie A (ma solo in apparenza, coloro che scegliessero di essere inquadrati fra i “direttivi”, con possibilità di cambiamento di sede e senza avere diritto allo straordinario, e soprattutto privati di ogni garanzia in termini di sviluppo professionale ed economico) e di serie B (coloro che decidessero di restare nel “ghetto” degli operativi).
E’ opportuno, al riguardo, che sia assicurata pari dignità ai due percorsi funzionali (di tipo manageriale e di tipo professionale) e un percorso “parallelo”.
Eliminare gli effetti sperequativi tra le diverse generazioni presenti nel nostro Istituto è un obiettivo quanto mai prioritario sul quale si dovrà puntare per evitare che sia sempre più evidente lo “scollamento” tra le suddette generazioni.
Un’ultima annotazione, infine, sulla proposta della Banca concernente l’introduzione del “salario aggiuntivo di posizione” (cfr. vignetta): è mai possibile che nel 2012 venga proposta una simile sconcezza? Ai posteri l’ardua sentenza!!!
Orazio Licciardello

VIGNETTA - Salario aggiuntivo di posizione